Dopo una breve vacanza, è di nuovo in onda il programma comico Colbert Report.
Pensate a Emilio Fede. Pensate a Emilio Fede che mostra la gigantografia di Prodi mentre grugnisce. Che storpia il nome di tutti i politici che stanno a sinistra di Teodoro Buontempo. Che recita una poesia di Sandro Bondi. Pensate a Emilio Fede che fa tutte queste cose, ma le fa con autoironia. Ecco, questo è il Colbert Report.
Stephen Colbert è un improbabile giornalista americano di simpatie repubblicane. Per venti minuti quasi quotidiani commenta le notizie del giorno, reali o super reali che siano. Narciso fino all'affogamento, in studio è acclamato da un pubblico sboccato e urlante. Dopo la sigla d'apertura, è abitudine una standing ovation. Stephen la placa dicendo cose come: "I don't like to stop the adulation anymore than you like stopping adulating me".
Ci sono alcune rubriche fisse. Per esempio: The Word. Stephen sceglie la parola del giorno e costruisce un serioso sermone. Come controcanto, didascalie oscene commentano le sue frasi istituzionali, creando un esplosivo stridore. Una sintetica intervista occupa il finale di ogni puntata. Di solito, l'interesse sta nelle risposte dell'ospitato. Qui quello che conta sono le domande dell'ospitante, tanto pretestuose da essere irreplicabili. Memorabile il quesito rivolto al poeta Paul Muldoon: "Why do we need poetry when we have greeting cards?".
Il finto telegiornale è un format satirico di recente successo negli Stati Uniti. Il primo è stato Jon Stewart con il Daily Show (il Colbert Report è un suo spin-off). Per ritmo e flessibilità, è il superamento del talk-show tradizionale alla David Letterman. In Italia, Striscia la Notizia ha già tentato qualcosa del genere. Tuttavia, la natura nichilista di Antonio Ricci (il popolo è bue ed arerà per me) le impedisce di distinguersi da un cinepanettone. Un precursore vero lo abbiamo avuto. Sarebbe magnifico riaverlo. Temo sia troppo compiaciuto dal ruolo di perseguitato.
Intendevi Luttazzi vero? Eh lo so, lo so... Grande rammarico.
RispondiEliminaIn quanto a satira anche demenziale vorrei però citare IL Guzzanti con "Il caso Scafroglia". Ma non è proprio la stessa cosa. Non c'è pubblico adulante nè la stessa possibilità d'essere sfrontatamente politically uncorrect.