Ieri sera Italia 1 ha trasmesso le ultime puntate della prima stagione di Eli Stone, una serie televisiva americana prodotta dalla ABC. Eli Stone è un rampante avvocato di San Francisco. Dopo la diagnosi di un aneurisma cerebrale, la vita di Eli cambia radicalmente. Comincia ad avere delle visioni: George Michael, un comizio oceanico, un terremoto. Inizialmente, Eli crede che le allucinazioni siano causate dall'aneurisma. Gradualmente, si convince che esse siano qualcosa di diverso. Pur non essendo religioso, le interpreta come dei segnali: le visioni gli indicano i casi che deve seguire. Così smette di occuparsi di clienti facoltosi e spende il suo tempo proteggendo gli interessi di persone comuni, uomini della strada senza alcuna eccezionalità salvo l'essere protagonisti delle sue allucinazioni.
Il conflitto tra fede e ragione sostanzia anche Lost, un'altra serie televisiva americana prodotta dalla ABC. Per essere sbrigativi (so che purtroppo esistono dei non eletti), Lost è quella dell'incidente aereo e dei dispersi su un'isola misteriosa. Tra i personaggi principali ci sono John Locke, infermo cui l'isola ha restituito l'uso delle gambe, e Jack Shephard, chirurgo prodigio di Los Angeles. Sull'isola succedono cose inverosimili: John e Jack rappresentano le antagonistiche interpretazioni di tali eventi. John crede che nulla accada per caso, che esista un destino e che sia necessario avere fede. Jack sostiene l'approcio scientifico, cerca di razionalizzare basandosi sulle evidenze empiriche.
Il ritorno della fede è un'interessante costante delle contemporanee narrazioni dell'Occidente sull'Occidente. Un mirabile esempio sono i discorsi di Barack Obama (soprattutto in campagna elettorale). Considerati nel complesso, sono un poema epico con piena dignità letteraria. Abbiamo l'eroe profetico, la sfida titanica, la dimensione individuale e collettiva. E abbiamo la fede. Il formidabile "Yes, we can" non è argomentato, è creduto.
Se la secolarizzazione sembra aver allontanato gli individui dalle religioni codificate, pare non abbia annullato il bisogno di spiritualità. E questo, secondo me, è un bene.
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